martedì 27 ottobre 2020

Nell'inferno della Val Seriana, perchè non si devono ripetere gli stessi errori

Media val Seriana dal monte Farno.jpg

Stamattina, alle sette e trenta, mentre vado al lavoro sento su Radio Anch'io un'intervista a Gessica Costanzo, giornalista locale della Val Seriana, provincia di Bergamo, scrittrice insieme a David Sapienza del libro La Valle del Virus.

La Val Seriana è la valle del fiume Serio, in provincia di Bergamo, nelle Alpi Orobie. Si snoda lungo il percorso del fiume per circa 50 chilometri, risalendo dal capoluogo in direzione nord-est. Il fondovalle è in buona parte urbanizzato, costituendo un continuo edilizio, residenziale e produttivo che va da Bergamo fino all'alta valle. A fine febbraio, il ventitre, due giorni dopo il primo caso Covid scoperto a Codogno, ad Alzano Lombardo, uno dei principali centri della valle a due passi da Bergamo, vengono scoperti due casi di positivi al Covid-19 all'ospedale cittadino. Viene chiuso il pronto soccorso e questi vengono trasferiti in fretta in furia all'ospedale di Bergamo. Tuttavia, senza che venga attuata nessuna sanificazione, l'ospedale riapre il pronto soccorso. E' da qui, probabilmente, che si propaga l'epidemia che risalirà tutta la valle. Oltre a ciò, quello che sottolinea la Costanzo è la sottovalutazione del pericolo, il fatto che non viene attuata la zona rossa di Alzano e Nembro, nonostante il numero dei positivi cominci a essere preoccupante, con rimpallo di responsabilità tra governo e regione. Quando si arriva alla prima zona arancione, l'otto marzo, quella che comprende tutta la Lombardia e altre province, quella della fuga dalla stazione di Milano del sabato sera, sono già passati quattordici giorni, giorni in cui il virus ha potuto circolare indisturbato. Quello che avviene in Val Seriana è un'autentica bomba atomica.

Trentotto comuni per un totale di 136.168 abitanti al primo gennaio. Nel mese di marzo i morti schizzano a 1.220, da una media dei cinque anni precedenti di 137, +790,51%


Ad aprile, la situazione migliora, ma la percentuale rimane ampiamente esagerata. Dai 105 che normalmente avvengono in questo mese, si passa a 228 con un incremento del 117,97%.


Se vi paiono pochi, proviamo a calcolare tale incremento su base nazionale. A marzo, di media, negli ultimi anni sono 58.469 i deceduti mentre ad aprile sono 50.716. Quindi, avremo avuto 631.218 deceduti in due mesi. Come tutti i deceduti dell'intero anno passato. Gessica si preoccupa che dagli errori non si è imparato nulla. E, purtroppo, comincio a pensarlo anche io.

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